"Memoriale ai Martiri delle foibe a Zivido (San Giuliano Milanese)" by Marcuscalabresus is licensed under CC BY-SA 4.0. To view a copy of this license, visit https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/?ref=openverse.

In una giornata dedicata alla memoria e al ricordo, emerge la storia di Lucio Gigliotti, un uomo che ha vissuto uno dei capitoli più bui della storia italiana insieme alla sua famiglia. Tale racconto non solo riporta in superficie le difficoltà di un’intera generazione, ma sottolinea anche come il retaggio della guerra e delle tragedie personali si intrecci in modo indissolubile con la vita di coloro che sono stati costretti a lasciare tutto per sopravvivere.

La storia di una famiglia triestina

Nel cuore del racconto troviamo la famiglia Gigliotti, originaria di Aurisina, vicino Trieste. Lucio Gigliotti, il più giovane della famiglia, attraverso un dialogo commovente con la sorella Mariuccia, decide finalmente di aprire il proprio cuore e raccontare la verità sulle loro origini, dopo decenni di silenzio. Questo riconoscimento pubblico delle proprie radici arriva nel contesto emotivamente carico dell’inaugurazione di una mostra sul tema della tragedia dei triestini e degli istriani, un evento che riaccende i dolori e le polemiche del passato, ma che contemporaneamente rappresenta un passo importante verso il riconoscimento e la riconciliazione.

La fuga dalla guerra e l’esilio

Il 1943 segna un anno decisivo per la famiglia Gigliotti. Mentre l’Italia è attraversata da tradimenti e incertezza, la Venezia Giulia diventa teatro di crescenti ostilità. La decisione di fuggire diventa inevitabile per la moglie Valeria e i tre figli Mariuccia, Pino e Lucio, mentre il capofamiglia Albino sceglie di rimanere. La famiglia trova rifugio presso una conoscenza sull’Appennino modenese, iniziando un capitolo di esilio doloroso ma ricco di solidarietà umana.

Il dolore delle foibe

La scoperta degli orrori delle foibe rappresenta uno dei momenti più bui della narrazione. La visita di mamma Valeria ai luoghi d’origine svela la tragica fine del marito Albino, vittima delle repressioni nei confronti degli italiani da parte di slavi e partigiani locali. Questi eventi tragici, ancora oggi difficili da affrontare, evidenziano uno dei capitoli più tragici della storia italiana, segnato da una violenza inaudita e spesso dimenticata.

Una nuova vita a Modena

Superando il dolore e la tragedia, la famiglia Gigliotti inizia una nuova vita a Modena. L’apertura della pasticceria “La Veneta” diventa il simbolo di una rinascita e un tributo alla resilienza della famiglia. Questo capitolo della loro vita non solo testimonia il ritorno alla normalità dopo gli orrori della guerra, ma anche il trionfo dello spirito umano di fronte alle avversità.

Lo sport come redenzione

Lucio Gigliotti trova nella passione per lo sport un mezzo per superare il trauma del passato e costruire una nuova identità. Dalla vittoria in una gara campestre fino all’impegno come insegnante di ginnastica e allenatore di rugby, Lucio dimostra come lo sport possa essere non solo una via di fuga, ma anche un potente strumento di integrazione e di superamento dei confini posti dalla guerra e dall’esilio.

La storia della famiglia Gigliotti, con i suoi momenti di tragedia, fuga, rinascita e successo, rappresenta una testimonianza significativa degli effetti duraturi della guerra sulla vita di individui e comunità. Attraverso il silenzio interrotto di Lucio, emerge la necessità di ricordare e di raccontare, affinché le generazioni future possano comprendere e apprezzare le profonde cicatrici lasciate dalla storia nelle vite delle persone.

Fonte: correre.it