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SHANGHAI, Cina – Il Masters 1000 di Shanghai ha regalato un epilogo che va oltre ogni più sfrenata fantasia tennistica. La finale del torneo si trasformerà in un affare di famiglia, un emozionante derby tra cugini: Arthur Rinderknech ha raggiunto in finale Valentin Vacherot, dopo aver compiuto un’impresa di altissimo livello contro il russo Daniil Medvedev.

Rinderknech ha superato Medvedev in semifinale con un incredibile 4−6,6−2,6−4 in due ore e mezza di gioco. Questa vittoria non è solo il culmine di dieci giorni perfetti – in cui il francese ha battuto nell’ordine Zverev, Lehecka, Auger-Aliassime e ora Medvedev – ma consacra la finale più sorprendente nella storia recente dei Masters 1000. Per la terza volta in assoluto in una finale 1000, si affronteranno due giocatori fuori dalla Top 50, con Vacherot che era addirittura fuori dai primi 200 del ranking.

La partita: un assalto di potenza e determinazione

Il match contro Medvedev, che a Shanghai sembrava aver ritrovato il suo miglior tennis sul cemento, è stato un’altalena di emozioni.

Primo Set: Medvedev ha iniziato con la precisione chirurgica che lo contraddistingue, strappando il servizio a zero al francese nel terzo game. Rinderknech ha resistito, annullando una palla break nel settimo gioco e procurandosene una nell’ottavo. Ma il russo ha tenuto il servizio in un game delicato, chiudendo il set 6−4.

Secondo Set: Nonostante lo svantaggio, il francese è rientrato in campo con una nuova marcia. Il break è arrivato subito nel secondo game. Il gioco successivo è stato il più concitato del set, con Medvedev che ha avuto ben cinque opportunità di contro-break. Tuttavia, un mix di ottime scelte del francese e qualche errore del russo hanno permesso a Rinderknech di tenere il servizio e di allungare. Dopo aver annullato un’altra palla break nel quinto game, il transalpino ha tolto nuovamente il servizio a Medvedev a zero nell’ottavo gioco, chiudendo perentoriamente il set 6−2.

L’epilogo emozionante: ace e doppio fallo

Il set decisivo ha visto i due contendenti lottare punto su punto, mantenendo l’equilibrio nei turni di battuta. La tensione è salita alle stelle nel settimo game: Medvedev si è procurato due palle break che avrebbero potuto spaccare la partita, ma Rinderknech ha risposto in modo glaciale, piazzando due ace centrali che lo hanno salvato.

Il momento cruciale è arrivato sul 5−4 a favore del francese, con Medvedev al servizio. Rinderknech ha subito vinto i primi due punti in risposta. Quando il francese si è procurato due match point sul 15−40, la partita si è chiusa in modo inaspettato:

  1. Sul primo match point, Medvedev ha risposto con un ace di seconda, salvandosi.
  2. Sul secondo match point, il russo ha commesso un doppio fallo, consegnando la vittoria a Rinderknech.

Il francese si è gettato a terra in lacrime, una reazione di pura gioia e incredulità, condivisa sugli spalti con il cugino Vacherot.

Le statistiche di una guerra di nervi

A livello statistico, la partita ha raccontato una storia di all-in da parte di Rinderknech. Il francese ha chiuso con 12 ace (contro 11 di Medvedev) ma ha vinto meno punti con la prima (68% contro 76% del russo). La differenza cruciale è stata nella produzione offensiva: Rinderknech ha messo a segno ben 47 vincenti contro i 32 del russo. Medvedev è stato più solido negli errori non forzati (15 contro 40 di Rinderknech), ma la potenza e l’audacia del francese hanno prevalso.

Domani, la finale tra Vacherot e Rinderknech non sarà solo un match per il titolo, ma la celebrazione di una delle storie più commoventi e inattese che il tennis moderno abbia mai offerto.