La squadra è fatta! Ed è fatta Con soli 46 elementi sui 52 posti a disposizione, riuscendo a qualificare, sia in campo maschile che in campo femminile, gli staffettisti fino ai sesti classificati nei 100 e nei 200 stile libero. Ci saranno 26 uomini e 20 donne, e non per una disparità di genere, L’america presenterà due atleti in ogni gara del programma olimpico, ma ci sarà più di qualche nome che a Parigi sentiremo ripetere spesso.
Va dato atto agli americani di essere un popolo di nuotatori eclettici e instancabili, i grandi talenti spaziano in termini di stili e di distanze. In campo femminile però a queste selezioni è mancata la nuova ondata di nuotatrici pronte a sostituire le big al loro primo passo falso, e le giovani che si erano messe in luce negli anni passati come Claire Curzan, hanno mancato l’appello. La più giovane della compagine sarà Alex Shackell che nuoterà sia i 200 delfino che la staffetta 4×200 stile libero, la Grimes, seppur molto giovane, è già una vecchia conoscenza del mondo del nuoto. L’unico altro nome nuovo in squadra è quello di Emma Weber. Weber è la prima a essere sorpresa della sua qualificazione, ha lasciato fuori squadra la campionessa olimpica dei 100 rana Lidia Jacoby, ma per imitare la Jacoby a Parigi dovrebbe migliorare molto più di quanto non già fatto.
So che non è ora di fare bilanci, con le olimpiadi a un mese di distanza, ma questi dati sono a mio avviso un piccolo campanello di allarme per il nuoto a stelle e strisce.
A onor di cronaca Ci sono state alcune giovanissime ad aver nuotato le finali. Ieri Rylee Erismann a 15 anni ha stampato uno stratosferico 24,63 nei 50 stile libero, nessuna americana è mai stata così veloce a 15 anni, e a memoria non ricordo altre quindicenni in grado di nuotare un simile tempo al mondo. Non ci sarà a Parigi ma Parliamo di un altro fenomeno, un nome da tenere a memoria, in grado di eccellere nella sua categoria dai 400 misti, al dorso, allo stile, alle acque libere.
Il nuovo in campo femminile ai trials è comunque un po’ mancato.
E’ stato un campionato ricco di emozionanti ritorni. L’ultimo ieri quando Simone Manuel ha vinto i 50 stile libero. E’ tornata dopo aver affrontato una sindrome da sovrallenamento che l’aveva portata a non alzarsi dal letto per mesi, dopo aver affrontato le paure e le ansie che una simile condizione fisica portano con se. La prima campionessa olimpica afro americana è tornata. Era già qualificata per la staffetta, ma ieri ha messo il suo sigillo battendo Gretchen Walsh nella gara individuale.
A proposito della Walsh Ho l’impressione che i trials per lei siano stati come le montagne russe, dal record del mondo nei 100 delfino, a un 100 stile libero che non rende giustizia ai suoi progressi, alla qualificazione sui 50. In vista di Parigi dovrà imparare a tenere i nervi saldi.
La squadra maschile invece è un mix di campioni con grande esperienza, giovani in cerca della ribalta olimpica e atleti che sembrano essersi liberati dei fantasmi del passato. E’ più equilibrata rispetto a quella femminile con molti atleti qualificati per una sola distanza. I giovani si sono fatti spazio ed è soprattutto il comparto velocità ad aver impressionato, con le due staffette 4×100 e 4×200 cresciute moltissimo rispetto alle stagioni passate, ma ci sono molti nomi che promettono di regalare grande spettacolo. Dimenticavo, a proposito di spettacolo, ieri a vincere i 1500 è stato Bobby Fink , sarà il bi campione olimpico in carica a sfidare il nostro Greg anche nei 1500 stile libero, I 1500 seppur con l’assenza del tunisino Hafnoui si prospettano gara al cardio palma.
La squadra è fatta e gli States tenteranno di mantenere la loro leadership mondiale, ma mai come quest’anno per confermarsi i migliori al mondo dovranno lottare fino all’ultima bracciata.
Il mio viaggio nei trials americani finisce qui ma vi aspetto prossimamente sempre su Sport 2 u per raccontarvi altre fantastiche storie di nuoto e dintorni.