Fonte: Instagram: giannelli_anderson https://www.instagram.com/p/DMuu-5-xjnK/

TOKYO, GIAPPONE – Sul parquet della LaLa Arena di Tokyo, la Nazionale italiana di volley maschile ha chiuso la sua fase di preparazione con una vittoria dal sapore agrodolce. Il 3-1 rifilato al Giappone, con parziali di 25-21, 25-20, 16-25, 34-32, non è stato solo un risultato. È stato un’ultima, cruciale “prova generale” prima della partenza per le Filippine, un momento in cui l’allenatore Fefè De Giorgi ha potuto osservare le sue truppe in un ambiente ostile e ad alta pressione. La partita ha svelato sia le certezze granitiche del gruppo che le piccole, umane, fragilità che una squadra campione del mondo deve imparare a gestire.

In due ore di gioco, il match ha avuto il sapore di un esame, un test finale per decidere l’ultimo tassello della squadra che difenderà il titolo iridato. Ha mostrato una squadra italiana dominante, poi distratta e infine capace di ritrovare la sua anima, proprio quando la pressione era al massimo. Una lezione preziosa, a pochi giorni dall’inizio del Mondiale 2025.

Un sestetto in cerca di conferme: la tattica di De Giorgi

L’ultima amichevole è stata l’occasione per il CT De Giorgi di mescolare le carte e di testare a fondo la sua panchina, prima di operare l’ultimo, difficile, taglio tra i centrali. Rispetto alla partita precedente, il sestetto di partenza è stato rivoluzionato. Al palleggio, Riccardo Sbertoli ha sostituito Simone Giannelli, un cambio che ha permesso di valutare l’affidabilità di una regia alternativa. In attacco, lo schiacciatore Luca Porro ha avuto la sua chance, mostrando tutta la sua potenza e chiudendo come top scorer del match con 16 punti.

Ma l’attenzione principale era sui centrali. Simone Anzani e Giovanni Sanguinetti hanno avuto l’opportunità di farsi notare, di dimostrare la loro importanza in un ruolo dove la competizione è serrata. La loro performance, solida e concreta, ha messo De Giorgi di fronte a una scelta complessa, che probabilmente farà la differenza nella composizione finale della squadra. Questo match ha confermato che l’Italia ha un nucleo di talenti su cui può sempre contare, ma ha anche dimostrato che la profondità della panchina è una risorsa inestimabile, soprattutto in un torneo lungo e faticoso come un Mondiale.

Una partita a due facce: il trionfo e il momento di flessione

La gara è iniziata come una sinfonia perfetta per l’Italia. Nei primi due set, la squadra azzurra ha giocato un volley quasi impeccabile. Con una ricezione solida, un attacco chirurgico e un muro ben piazzato, gli azzurri hanno dominato la scena, non lasciando scampo al Giappone, che si è visto costretto a subire il ritmo e la potenza degli avversari. I parziali di 25-21 e 25-20 raccontano una superiorità netta, un momento di grazia in cui ogni meccanismo ha funzionato alla perfezione.

Ma nel terzo set, il copione è cambiato. Forse a causa di un calo di concentrazione, forse a causa della spinta del pubblico di casa, l’Italia ha perso il controllo della partita. Il Giappone, guidato dal suo capitano Yuki Ishikawa, ha trovato il suo ritmo, mettendo in difficoltà la ricezione azzurra e trovando spazi in attacco. Il 16-25 finale è stato un campanello d’allarme, un promemoria che nel volley, anche contro un avversario sulla carta inferiore, la guardia non va mai abbassata. Questo momento di flessione, tuttavia, ha preparato il terreno per un epilogo che si è trasformato nel vero test di questa amichevole.

Il quarto set: una battaglia di nervi e un trionfo di cuore

Il quarto set non è stato solo una continuazione della partita; è stato un “duello all’ultimo sangue.” Con il Giappone spinto dalla folla e l’Italia in cerca di una vittoria definitiva, il set si è trasformato in un’infinita serie di scambi al cardiopalma, un susseguirsi di emozioni che si è risolto solo sul 34-32 per gli azzurri. È stato il momento in cui la squadra ha dovuto dimostrare di avere non solo talento, ma anche una tempra d’acciaio.

La lotta ai vantaggi è stata una vera e propria prova di resilienza mentale. Ogni punto era una mini-partita, ogni ricezione un atto di fede, ogni attacco una scarica di adrenalina. I giocatori italiani hanno mostrato carattere, lottando su ogni palla e annullando più di un set point avversario. Il sangue freddo di veterani come Simone Anzani e la potenza di giovani talenti come Luca Porro e Yuri Romanò sono stati decisivi in un momento di pura pressione. Questa vittoria, ottenuta in un contesto così difficile, vale molto più di qualsiasi punteggio. Ha dato a De Giorgi la conferma che la sua squadra, anche quando si trova in difficoltà, sa come reagire e tirare fuori il meglio di sé.

La strada verso la difesa del Titolo

Con l’ultima amichevole alle spalle, il cammino verso i Mondiali è ormai tracciato. Tra un paio di giorni, la Nazionale partirà per Manila, dove affronterà la prima, abbordabile, sfida contro l’Algeria. Ma l’asticella si alzerà presto, con avversari del calibro di Belgio e Ucraina nel girone, e la possibilità di incontrare colossi come la Francia o l’Argentina negli ottavi. La strada per la difesa del titolo è lunga e tortuosa, ma l’Italia ha dimostrato, in questo ultimo test, di avere le armi giuste per affrontarla. Non solo il talento dei suoi campioni, ma anche la forza di una squadra unita e resiliente, che sa come vincere anche quando le cose non vanno per il verso giusto. E in un Mondiale, questo è ciò che conta davvero.